10/12/2010

Rosso

Rosso
com’è rosso il sangue
che schiuma e ribolle
dentro il corpo immenso
dei popoli
sangue che su ogni terra
ancora scorre
sangue che a pozzi a fiumi
fu versato.

Rosso
com’è rosso il cuore
da tutto quel sangue irrigato
dentro il corpo straziato
dei popoli
cuore che su ogni terra
ancora batte
cuore che tante sconfitte
hanno stremato.

Rosso
com’è rosso il fuoco
dal sangue e dal cuore acceso
dentro il corpo immenso e straziato
dei popoli
fuoco che su ogni terra
ancora cova
fuoco che torrenti di pietre
han devastato.

Rossa la bandiera
rossa l’anima mia
rossa la sera
che infiamma la poesia
rossa la mano tesa a tutti voi compagni, fratelli
rossa la ferita
che non è mai guarita
rossa la speranza
e la disperazione
rossa la mia canzone
rossa la stanza
dove noi fummo tutto
rossa la vita
e tu che sei partita
rossa la nostra storia.

Noi fummo gli schiavi
contro Roma
arrogante di potenza
i gladiatori
che incendi di violenza
appiccarono con Spartaco all’Impero
noi fummo i pescatori
di Gesù
che nel mondo intero
accesero lampi d’amore e di virtù.
Storie diverse
identico il castigo.
Incatenati
scherniti e flagellati
tutti morimmo a stento
a mille croci inchiodati.

Noi fummo maya inca aztechi
sgomenti
di fronte a quei soldati
figli di terre ignote
e da ignoti morbi abitati,
ferrigni spettri
spediti a far razzia
ebbri di sangue e d’oro.
Davanti a loro
nè inginocchiarsi servi’
nè la battaglia.
Nelle città sugli altipiani
morimmo come topi
morimmo come cani
e sull’antica terra
delle pelli rosse
solo resto’
di noi
qualche bambino
vagante al bordo delle grandi fosse.
Allora
l’esercito assassino
s’inquieto’
non del corruccio del cielo
silenzioso e stanco
no
l’uomo bianco
tremo’
per il bottino.
Con quali braccia
ormai portarlo via
se gli uomini forti
sono tutti morti?

Ah ma laggiù c’è un continente
riserva di una pelle ancor più scura
una pelle di schiavi per natura
una pelle dura
che non costa niente;
cosi’ l’Africa
un mattino
incontro’
il suo tragico destino
di schiavitù
massacri torture impiccagioni
lamenti senza fine
nei campi di cotone
canti rivolte ghetti
umiliazioni
noi fummo
noi siamo ancora
noi popolo nero
e fiero
sotto il tallone.

Rossa la bandiera
rossa l’anima mia
rossa la sera
che infiamma la poesia
rossa la mano tesa a tutti voi compagni, fratelli
rossa la ferita
che non è mai guarita
rossa la speranza
e la disperazione
rossa la mia canzone
rossa la stanza
dove noi fummo tutto
rossa la vita
e tu che sei partita
rossa la nostra storia.

Noi fummo i sanculotti
di Parigi
sulle picche inalberando
marchio d’insurrezione
la testa del Borbone
noi fummo i soldati
di Marsiglia
cantando in marcia
contro la vecchia società
il furore
della nuova umanità
noi la dichiarazione
d’uguaglianza
di libertà
di fratellanza
noi la rivoluzione.

Eri tu Marianna
e io forse Saint Just?
quando si sfilava insieme
e insieme si correva
alzando alto il pugno
e giù il passamontagna
prima di soffocare
dentro il fumo
i candelotti
di mille poliziotti
prima di lanciare
sassi e bottiglie
e poi scappare.
Marianna e Saint Just
nella piazza d’Italia
per un mondo migliore
nella battaglia
uniti
dall’amore.
Ma io volevo di più
a me non bastava
correre e gridare
contro la miseria
la prepotenza e la viltà
io per strapparle via di là
via dalla nostra terra
via dalla nostra vita
ero pronto alla guerra
io volevo sparare.
Tu no
tu la tua impazienza
non la mischiavi mai
alla violenza
io che dicevo dai
andiamo
a dar l’assalto al cielo
tu che alzavi gli occhi
e mi dicevi
andiamo
là dove solo noi possiamo
il cielo è vicinissimo
eppur cosi’ lontano.

Questa è la sera
questa è la notte
dove escono i lupi
è troppo tardi ormai
anche se è sempre vera
anche se è sempre intera
innapagata
la sete di giustizia
e calpestata
questi son tempi cupi
perchè è già successo tutto
rivoluzione
gioia
disperazione
e lutto.

E’ già successo Ottobre
tutto il potere ai soviet
degli operai e dei soldati
contro la guerra
ammutinati
contro la fame
contro il terrore
degli zar armati
grazie compagno Ilitch
d’averci organizzati
grazie delle tue parole
prendiamoci la terra
a morte l’oppressore
è l’ora della vittoria
è l’ora della storia
falce e martello
nel cielo dell’inverno
sul palazzo di Pietro
inalberati
la neve è quasi calda
e lieve l’aria
della prima dittatura proletaria.
Pero’ compagno Lenin
quanto dura la guerra
quanto è lunga la fame
mentre il terrore
ingigantisce
ogni giorno
ci avvinghia tutto attorno
ci stritola
ci ammutolisce
pero’ compagno Stalin
ormai la nostra vita
è un recinto spinato
il paradiso sperato
che tanto
ci è costato
è diventato
un calvario
una pena infinita. 
Volodia dove sei
vieni a gridare
con me
la tua rivolta
ma tu ti sei sparato
al cuore
e il tuo sangue cola
sulle folle sterminate
piangete
anime morte
piangete forte
dentro l’inferno
anime dannate
senza più poesia
folle folle
follia.

Dolcezza mia
tienimi per mano
tienimi stretto
il vecchio mondo
è volato via
eppure è sempre lo stesso
sotto il letto
ho lasciato la pistola
sopra di noi il tetto
è diventato cielo
è diventato mare
sparare
non è bastato
a trasformare la terra
a squarciare il velo
ma il tuo corpo soffice
e leggero
quello potrebbe forse
oggi adesso
appagare
il palpito violento
del mio cuore
spegnere il fuoco
almeno per un poco
amore
non andare via
non lasciarmi solo
vedi come ti imploro
come piango e rido con te
Lili’
resta con me.

Rossa la bandiera
rossa l’anima mia
rossa la sera
che infiamma la poesia
rossa la mano tesa a tutti voi compagni, fratelli
rossa la ferita
che non è mai guarita
rossa la speranza
e la disperazione
rossa la mia canzone
rossa la stanza
dove noi fummo tutto
rossa la vita
e tu che sei partita.

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